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Sabato, 14 Gennaio 2012 13:11

MONDRIAN. L’ARMONIA PERFETTA

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MONDRIAN. L’ARMONIA PERFETTA
Roma, Complesso del Vittoriano

8 ottobre 2011 – 19 gennaio 2012ive (cioè quando è sorretta da fondamenti teorici rigorosi e in grado di lasciare un segno nella cultura), è sempre la risultante di un processo, un arrivopiuttosto che una condizione stipulata in partenza. L’astrazione è in tali casi un approdo raggiunto dopo una lunga ricerca e speculazione, e non uno spiritualismo ingenuo di matrice

orientale e misticheggiante. Maggior rappresentante di questa matura concezione di astrattismo è senza ombra di dubbio Piet Mondrian, artista olandese divenuto uno dei maestri del Novecento, punto di riferimento imprescindibile per l’arte contemporanea per l’audacia del suo stile, specie quella della seconda fase, la più matura, della sua carriera. A Roma, presso il Complesso del Vittoriano, è in corso una importantissima mostra dal titolo “Mondrian. L’armonia perfetta”, visitabile fino a gennaio 2012. L’allestimento è ben strutturato, perché rende bene ilpercorso che ha portato l’artista alla suprema astrazione, una delle più radicali di sempre: a partire dal paesaggismo e dal realismo delle origini, per arrivare ai primi anni del XX secolo quando Mondrian incontra lo stile impressionistico, persino ispirato al Puntinismo di Seurat (Piccola casa al sole, 1909), condividendo questa nuova fase con artisti quali Jan Toorop e Leo Gestel ben presenti alla mostra. Oltre all’Impressionismo, Mondrian sonda anche l’Espressionismo nordico munchiano (Devozione, 1908), con una serie di ritratti che dimostrano però già l’uso insistito della linea e la forte insoddisfazione nei confronti della mera figurazione, tanto che gli sguardi e le tonalità cromatiche di questi volti sono già qualcosa di irreale, che mirano al superamento della semplice dimensione quotidiana. Insomma, Mondrian inizia a spingere lo sguardo “oltre” il visibile, o magari inizia a maturare la volontà di penetrare il mondo; ed è in questo periodo che Mondrian sviluppa il suo pensiero filosofico di matrice spiritualista chiamato “teosofia”, dove scienza, religione e arte si incontrano nella volontà di cogliere l’assoluto, l’essenza rigorosa dell’universo. Attraverso un viaggio a Parigi, si imbatte nel Cubismo e nell’opera di Picasso, il primo a segnare definitivamente la cesura tra arte naturalista e astrattismo; indaga anche questo stile che gli sarà fondamentale come la serie degli Alberi testimonia: un albero secco che viene dipinto più volte, a gradi sempre maggiori di astrazione, fino all’irriconoscibilità della scomposizione completa in linee e schizzi (Tableau n. 4, 1913). Tornato nei Paesi Bassi, Mondrian diventa leader di un gruppo di artisti denominato De Stijl, che lo condurrà al vertice della sua graduale astrazione. Si riducono gli elementi della pittura, fino a raggiungere quella che secondo lui coincide con la struttura metafisica della realtà: le linee ortogonali e i colori primari. Spariscono linee curve, spariscono anche le diagonali, solo “croci”, simboli di ascendenza religiosa ovviamente ma che sintetizzano radicalmente la molteplicità che compone il mondo. E perciò le storiche e celeberrima Composizioni Tableau degli anni ‘20 e ‘30: solo Malevic era riuscito a fare di più col “suprematista” Quadrato nero su fondo bianco, ma il fascino filosofico di Mondrian va anche oltre, perché il mondo viene ricondotto agli elementi basilari senza scomparire completamente. In altri termini, se l’astrazione deve essere totale, perché ancora la linea e il colore rosso o blu? Forse perché Mondrian sapeva bene che attingere all’assoluta purezza e alla perfezione incontaminabile è cosa impossibile; non possiamo avere accesso diretto all’irrappresentabile e la tela bianca non è pittura, e per questo la linea si fa “varco”, perché “fa segno” verso la dimensione iperuranica, ma nello stesso tempo “copre”, nega quella visione costringendoci a restare nella mera sensibilità e nella nostra disgraziata finitezza. Questa estetica ispirerà il design e persino l’architettura, ma anche l’arte successiva avviando una serie di sperimentazioni e “varianti sul tema” anche in ambito plastico (e molte opere presenti ne sono la conferma). Negli ultimissimi anni della sua vita Mondrian va a New York per scampare dalla minaccia nazista: l’esperienza della frenetica mega-metropoli costringerà l’artista europeo a una nuova fase, un’ulteriore attestazione della profonda coscienza che per un vero artista la ricerca non può concludersi che con la morte.



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