Il viaggio verso la sintesi tra le diverse forme d’arte che Kandinsky teorizzò, comincerà dagli esordi in Germania, dove l’artista elaborò diversi esercizi sulla forma, sulla forza del colore e sul rapporto con il suono; passerà per il ritorno a Mosca dove spinse le indagini sul colore nei territori della Teosofia; e per il periodo al Bauhaus in cui si dedicò alla parte grafica della composizione, espressa nel celebre saggio “Punto, linea, superficie”; fino ad approdare agli anni parigini dove la sua pittura subì gli influssi degli amici surrealisti e si immerse in un microcosmo di creature biomorfe.
L’autentica sorpresa dell’attesissima mostra è però la prima sala, dove i visitatori si ritroveranno catapultati nell’universo di Kandinsky grazie all’allestimento delle pitture parietali ricreate nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal: opere concepite e realizzate nel rispetto fedele dei cinque guazzi originali eseguiti nel 1922 da Kandinsky per decorare il salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, esposizione senza giuria che si tenne annualmente a Berlino fra il 1911 e il 1930.