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Lunedì, 02 Gennaio 2012 13:18

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TRA ROMA, PARMA E NAPOLI 1608-1624

Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

23 settembre 2011 – 8 gennaio 2012

La mostra di quarantatre capolavori che raccontano l’attività giovanile del maestro Jusepe De Ribera, noto anche come “Lo Spagnoletto” per la sua statura minuta, giunge alla sala Causa del Museo di Capodimonte direttamente dal Museo del Prado arricchendosi di tredici opere. L’esposizione, a cura di Nicola Spinosa e organizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale, si concentra sulla prima attività del maestro spagnolo dal suo arrivo in Italia, nel 1608 circa, quando giovanissimo lasciò Valencia dove si era trasferito dalla nativa Jàtiva, al suo definitivo passaggio da Roma a Napoli, dove continuò a lavorare ininterrottamente dalla metà del 1616. Dapprima,

a causa della perdita delle opere realizzate dal pittore durante un breve soggiorno a Parma tra il 1609-1610 e il 1611, si conosceva molto poco della fase iniziale della sua attività. A Roma il giovane artista matura e porta a nuova definizione, anche attraverso frequenti contatti con il vicino ambiente napoletano, il suo linguaggio pittorico teso alla illustrazione, in chiave di vigoroso naturalismo su esempi del Caravaggio, di soggetti commissionati da prestigiosi esponenti dell’aristocrazia legata alla Corte pontificia, di varia provenienza italiana e spagnola. La rapida carriera romana, documentata con certezza dal 1612, gli consentì di entrare a far parte dell’Accademia di San Luca. La mostra ha il merito di affrontare il mistero delle tele del “Maestro del Giudizio di Salomone”, quadri di incerta attribuzione che sono al centro di un dibattito assai appassionato fra critici e studiosi di tutto il mondo. Tra le opere del periodo napoletano (in cui nei primi anni non si registrano rilevanti mutamenti stilistici rispetto a quanto prodotto a Roma) troviamo come ad accogliere i visitatori il grande Calvario di Osuna (1617-18), dipinto per la moglie del Viceré, scenograficamente disposto di fronte all’ingresso. In questa tela, come nella sontuosa Resurrezione di Lazzaro del Prado (1616) e nei dipinti sul tema della Maddalena di Capodimonte (1620 circa), vediamo i primi evidenti segnali di un progressivo accrescimentodelle sue esperienze precedenti. Ribera utilizza gli stessi modelli ma impreziosisce luci e materie cromatiche. Una più studiata resa delle immagini entro spazi rigorosamente definiti, accompagnata da un coevo incremento della produzione grafica, è testimoniata dalla umanissima Pietà di Londra, dipinta tra il 1620 e il 1622 per il principe Marcantonio Doria, già celebre committente dell’ultimo Caravaggio a Napoli, di Battistello Caracciolo e dello stesso giovane spagnolo tra Roma e Napoli. Molti dipinti dell’artista, che fece della drammaticità caravaggesca un punto saliente delle sue opere, sono esposti per la prima volta.

( tratto da -mosteinmostra.it)

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